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L’Editoriale di Marco Bucarelli

18 settembre 2024

CHIMENTI RIELETTO PRESIDENTE FEDERGOLF

Il movimento del golf italiano ha deciso di non cambiare. Franco Chimenti dopo 22 anni di presidenza vince la sua prima vera sfida elettorale contro Ivan Rota, l’unico ad avere avuto il coraggio di presentarsi, proponendo qualcosa di nuovo per il golf italiano, attraverso un programma dettagliato frutto dell’ascolto. Quello che forse Rota non aveva messo in preventivo è stato il voltafaccia di gente che nelle ultime 48 ore ha cambiato idea o forse ha deliberatamente fatto credere il suo appoggio, per poi girare invece alla fine anche le deleghe che aveva tra le mani. Tutto resta uguale a prima e come spesso succede in politica alla fine c’è chi sogghigna e chi invece allarga le braccia asserendo che è tutto uno schifo.

PROFESSIONISTI DI GOLF
Tutto normale, come la schiera dei professionisti italiani che hanno votato in blocco per Franco Chimenti, compresi quelli che negli ultimi mesi avevano dichiarato tutto il loro disappunto, come ad esempio quello per una gestione della Scuola Nazionale, a detta loro, con situazioni imbarazzanti. Una delle ultime, la promessa di qualcuno di far passare Professionista quella cinquantina di ragazzi che si erano presentati a fine luglio al Golf Nazionale, spendendo come sempre non pochi quattrini di tasca loro, mentre pochi giorni dopo Chimenti rassicurava invece i “veterani” che anzi avrebbe bloccato per almeno un anno i passaggi al professionismo. Il golf italiano evidentemente ha le sue caste, in primis quella dei professionisti che pesa parecchio nel computo dei voti, i quali probabilmente hanno intravisto nelle idee di Chimenti molte cose che non avevano avuto nell’ultimo decennio. Di sicuro non quella degli arbitri, molti dei quali dedicano anche dieci ore al giorno, mettendoci passione, tempo e anche soldi, senza aver nemmeno mai avuto in cambio gratuitamente una sorta di divisa.

PRESIDENTI DI CIRCOLO
Nulla cambia quindi ai vertici della Federgolf, al di là dei tanti mugugni che abbiamo ascoltato in questi anni, in particolare negli ultimi mesi, ma forse la verità è che alla fine anche ai presidenti di circolo non gliene frega nulla. E sono loro che decidono chi votare, salvo rare eccezioni. I soci di un circolo da sempre non hanno voce in capitolo all’interno del loro Club, figuriamoci quando hanno la pretesa di cambiare le regole e voler votare. Non succede in nessuna Federazione affiliata al Coni. Il socio paga la sua quota annuale al circolo, più o meno onerosa, oltre ai 100 euro che vanno alla Federgolf per una tessera valida un anno. Non gli sta bene se il suo presidente ha votato Chimenti piuttosto che Rota? Può sempre cambiare circolo e andare altrove. Non gli sta bene pagare 100 euro la tessera federale? Può sempre iscriversi a una Federazione estera.

FUTURO
Premesso che ci auguriamo seriamente che il presidente Chimenti pochi mesi fa abbia scherzato quando dichiarò di voler portare la Solheim Cup in Italia, perché forse di buchi nel bilancio della Federgolf bastano quelli procurati dalla Ryder Cup, adesso dovrà dare sostanza alle tante promesse.
La prima, per l’appunto, quella di rientrare entro il 2027 dalle pesantissime perdite di un bilancio che solo nel 2024 aumenterà l’indebitamento per 523.124 euro d’interessi passivi su mutui (in pratica gli interessi sul prestito ottenuto dall’ICS per coprire parte dei debiti nel bilancio 2023, che comunque dovranno essere restituiti).
Al tempo stesso dovrà riformare la squadra dei Revisori dei Conti, che adesso sarà presieduta da Andrea Scapuzzi, dal momento che nessuno dei tre precedenti componenti aveva deciso di ricandidarsi.
Poi, prima ancora di parlare di Turismo, dovrà affrontare seriamente come far crescere il numero dei giocatori che, in controtendenza rispetto alle altre nazioni, da noi non crescono. Certo, l’affiliazione del Footgolf e le tessere regalate nelle scuole potranno far crescere i numeri sulla carta, ma solo su quella, senza apportare alcun beneficio.
Inoltre, sarà un dovere dare una mano con nuove iniziative affinché l’emorragia che riguarda la chiusura di campi pratica e percorsi di golf in Italia si arresti quanto prima. Senza fondamenta solide alla lunga si rischiano i crolli. Non tutte le colpe sono della Federazione, sia ben chiaro, soprattutto i circoli dovranno in futuro evitare di mettere in atto le battaglie “ruba soci”, ma è chiaro che dall’alto serviranno direttive ben precise e regole chiare.

CONCLUSIONI
In tutte le gare che si rispettano c’è chi vince e chi perde. Alla fine è il voto a dettare il risultato, al di là delle pressioni o di regole cambiate in corsa.
Il carro dei vincitori si sta riempiendo a vista d’occhio, ma probabilmente non si era mai svuotato. Personalmente auspicavo in un cambiamento. Troppe le promesse indirizzate a questo mondo che ho ascoltato in questi 31 anni di golf vissuti in prima linea, senza che ci siano stati particolari cambiamenti. Il golf italiano non è in salute, inutile nascondercelo. E non basta un’Aspirina per guarirlo. A chi è stato eletto spetta adesso il compito di rianimarlo. Noi, come sempre, saremo attenti testimoni del loro lavoro e su quanto succederà. Senza attacchi gratuiti, ma nemmeno condizionamenti di alcun tipo. Come sempre, ci sentiremo liberi di esprimere le nostre opinioni.
Buon lavoro e buon golf a tutti.

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