Nel prepararci mentalmente all’ennesima programmazione natalizia di “Una poltrona per due”, non possiamo ignorare nel mondo del golf italiano, a tre mesi dalle prossime elezioni, una possibile “poltrona per sette”. Eh si, perché il termine ultimo del 15 marzo, data entro la quale si dovrà andare nuovamente al voto, indicata dal presidente del Coni Giovanni Malagò nel giorno della nomina di Carlo Mornati a Commissario Straordinario, verrà quasi certamente anticipata entro fine gennaio.
Signore e signori, golfiste e golfisti, la caccia alla poltrona da presidente della Federgolf è ufficialmente aperta. Anzi, lo è già ormai da settimane.
Le grandi manovre per salire al trono sono ufficialmente in corso e non appaiono certo prive di mugugni, qualche screzio, molte pretese e spavalde ambizioni.
Molti “uomini del presidente” rivendicano la promessa fatta da Franco Chimenti alla vigilia delle elezioni di settembre di poter succedere un giorno al suo posto.
Altri, tenutisi a debita distanza dalla precedente campagna elettorale, perché consapevoli della grande allure e spessore politico di Chimenti, sono pronti adesso (come lo erano già allora) a scendere in campo supportati dall’ambiente romano e da qualche stratega per anni messo al confine. Ma anche in questo caso i contrari non sarebbero pochi e una spaccatura sembra già in atto.
Il bergamasco Ivan Rota appare intenzionato a ripresentare la propria candidatura, riproponendo un programma frutto dei lunghi mesi trascorsi all’ascolto di chi nel mondo del golf ci lavora ogni giorno, ma soprattutto forte dell’esperienza di qualche mese fa quando i “voltafaccia” a poche ore dal voto non furono certo pochi, vuoi per paura di ritorsioni e nemmeno troppe velate minacce oppure semplicemente per interessi personali.
Infine, non mancherà di sicuro almeno un nome nuovo (provenienza nord est) oppure qualche altro ambizioso “rampollo” che ama convivere ogni giorno tra selfie e sorrisi.
Insomma, le tante voci sui possibili candidati alla presidenza della Federgolf ormai rimbalzano di buvette in Club House, di spogliatoio in proshop, da presidenti a soci, non trascurando i “giochi di potere” a livello regionale, che già definiti a livello di promesse qualche mese fa, con la scomparsa di Chimenti e la nomina di un nuovo presidente adesso potrebbero essere rimessi in discussione se non ribaltati.
Chissà se da febbraio, poi, tutto questo avrà finalmente una fine e si potrà lavorare solo ed esclusivamente per il bene del golf italiano e non per ambizioni personali.
Il bilancio consuntivo 2023 della Federgolf, che presenta un risultato economico negativo di € 6.060.371,70 (determinato, si legge, dagli oneri di natura “straordinaria” connessi all’organizzazione della Ryder Cup 2023), approvato dal Coni lo scorso 23 settembre, richiede interventi urgenti e seri.
A chi ama davvero il golf fa rabbia dover leggere che l’andamento del saldo di tesoreria, ovvero della posizione finanziaria della Federazione (è scritto sui documenti ufficiali) è passata da +1.974.618 euro del 2015 a -7.909.406 euro del 31.12.2023.
Questi sono i numeri reali sui quali sarà bene lavorare per il futuro del golf in Italia, gran parte del resto purtroppo rimangono invece solo chiacchiere e ambizioni personali.
Dio salvi il golf.
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