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L’Editoriale di Marco Bucarelli

11 settembre 2024

Ancora poche ore e poi sul futuro del golf italiano ne sapremo di più.

Almeno si spera.

Eh si, perché le elezioni di lunedì prossimo 16 settembre, ci faranno capire se la Federgolf continuerà a restare nelle mani dell’attuale presidente Franco Chimenti oppure dopo 22 anni vivrà una fase di rinnovamento affidandosi al bergamasco Ivan Rota e di conseguenza anche ai candidati consiglieri della sua squadra, tutti con una delega già ben delineata e competenze specifiche.

Certo, esiste anche una terza opzione, quella di ritornare al voto entro il 15 marzo 2025, se Chimenti non dovesse ottenere almeno il 66,67% delle preferenze oppure Rota non arrivi al 50% + 1 voto.

La grande vergogna, comunque, sarebbe quella di registrare un’ondata di schede bianche, perché significherebbe creare un pericoloso “stallo” bloccando di fatto tutte le iniziative che dovranno “curare” un golf italiano a nostro avviso gravemente malato.

Parliamo di bilanci in rosso, di circoli che chiudono e di tesserati che anziché aumentare calano.

Altro che lo sbandieramento euforico a livello mediatico legato ai benefici della Ryder Cup, che forse (e sottolineiamo forse) porterà un po’ di dollari a qualche albergo romano e una manciata di golfisti stranieri in pochi circoli della Capitale. La verità è che l’autoincensamento letto anche in queste ore vuol far dimenticare le troppe mancanze che il golf italiano presenta, per non parlare delle perdite di bilancio allucinanti.

Il “non voto”, la “scheda bianca”, vorrebbe anche dire fregarsene del proprio circolo o della propria Associazione, aspetto ancor più grave se si pensa alle tante persone che lavorano nel mondo del golf italiano.

Un’ultima annotazione per quanto abbastanza buffa, se non fosse per il fatto che spesso le “fantasie” cozzano invece contro la realtà dei fatti.

Qualcuno che andrà a votare lunedì prossimo sta pubblicizzando il suo voto per Franco Chimenti asserendo che una volta riconfermato alla guida della Federgolf poi si candiderà e sarà eletto Presidente del Coni, incarico questo che dirotterà molti soldi e contributi, a detta loro, verso il golf italiano.

C’è veramente da aver paura se qualcuno inizia a credere a questo genere di favole.

Sul fatto che Franco Chimenti abbia espresso in tutta la sua campagna elettorale l’intenzione di candidarsi a metà del 2025 alla presidenza del Coni non ci piove, è un dato di fatto, peccato però che i conti per questa autorevole nomina si dovranno fare con il mondo della politica italiana e qui le percentuali di vedere il buon Chimenti alla guida dello sport italiano sono ridotte al lumicino per svariati motivi.

Ne elenchiamo solo due, ma pesanti come macigni: 1) la concorrenza di candidati autorevoli, che ogni settimana presenta nomi nuovi, compreso qualche politico di spicco (Zaia) o presidente di altre federazioni; 2) quella più realistica, sulla quale le voci dicono che a Giorgia Meloni non dispiacerebbe affatto vedere per la prima volta una donna al comando dello sport italiano, che riconduce all’attuale Vice Presidente Vicario del Coni Silvia Salis.

Beh, il curriculum in questo caso parla da solo. Eletta nel 2017 nel Consiglio Nazionale del Coni e poi Vice Presidente Vicario dal 2021, Silvia Salis nella sua carriera sportiva ha conquistato dieci titoli nazionali nel lancio del martello ed è stata olimpionica a Pechino 2008 e Londra 2012; ha una laurea in scienze politiche, ma soprattutto oltre a grandi dote oratorie, un’età che la proietta nel futuro: 39 anni contro gli 85 di Chimenti.
Immaginare un presidente del Coni alla guida dello sport italiano fino a 90 anni, rispetto a una dirigente decisamente giovane e molto ben preparata… scusatemi, ma è come credere che io possa giocare scratch a golf.

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