L’Editoriale di Marco Bucarelli
20 gennaio 2024
Sarà un anno importante per il golf italiano, ricco di buoni propositi e di immancabili promesse. Che poi, come in passato, siano mantenute o meno purtroppo conta poco.
Insomma, il 2024 porterà nuove elezioni all’interno della Federgolf, ma da quanto si è visto e sentito a dicembre, con la “campagna elettorale” già partita a suon di grancassa, verrebbe da dire: anno nuovo, vita… pardon, golf vecchio.
Eh si, passano gli anni, ma non cambiano i protagonisti del golf italiano. Poche speranze insomma per il nuovo che avanza. In tutti i sensi, compreso ahinoi quello che sembra venire spesso considerato di troppo.
Il professor Franco Chimenti, da 24 anni alla guida del golf azzurro (un vero e proprio record, non solo per lo sport italiano), ha detto chiaramente di volersi ricandidare alla presidenza.
Nell’incontro di dicembre a Milano, davanti alla platea dei circoli lombardi, ha sventolato ancora una volta la bandiera della Ryder, ricordando quanto è stato bravo e come adesso tutti lo riconoscano per strada.
Ci fa piacere, nessuno infatti può negare che solo un visionario come lui poteva riuscire nell’impresa di far assegnare all’Italia il grande evento.
Da qui, però, a verificare effettivamente quanto e quale sarà il ritorno nei prossimi dieci anni del pesante investimento effettuato (mai Ryder nella storia è costata così tanto) ce ne corre.
Certo, il mondo intero ha scoperto che anche in Italia si gioca a golf e non solo a calcio (sai che notizia) e molti albergatori si sfregano ancora le mani per i prezzi ai quali hanno venduto le camere in quella settimana, non parliamo poi del Marco Simone che si è ritrovato il campo completamente rifatto e l’anno scorso ha venduto i green fee dai 190 euro della bassa stagione ai 220 di quella alta, senza distinzione tra giorni feriali e festivi. Stabilire però quanto renderanno i 60 milioni di contributi pubblici foraggiati dal governo, oltre a una garanzia statale di 97 milioni e altri rimborsi spese a vario titolo, resta un mistero degno di Harry Potter.
La campagna elettorale è già partita, accompagnata da promesse e carezze, perché no, tese a raccogliere consensi e futuri voti, comprese quelle rivolte al mondo dei professionisti per i quali finalmente adesso si parla di un progetto di riforma. Sembra tanto il classico zuccherino offerto per tenere buono un ambiente che nel golf italiano conta parecchio, soprattutto a livello di voti.
Quello che invece non cambierà nei programmi elettorali di Chimenti, ma nessuno aveva dubbi su questo, sarà il costo della tessera della Federgolf, aumentata nel 2018 da 75 a 100 euro per aiutare il progetto Ryder Cup, che anche se passata agli archivi gli appassionati di golf dovranno continuare a pagare.
Ci sarebbe molto altro da aggiungere e lo faremo sicuramente nel corso del 2024, commentando gli eventi del golf di casa nostra e tutto quello che succederà durante l’avvicinamento alle elezioni federali.
Come sempre, lo faremo con onestà, tenendo conto dei numeri reali, senza condizionamenti o “sconti” per nessuno, proprio perché amiamo il golf, ma se non ci sarà una drastica inversione di rotta, avanti di questo passo tra dieci anni non sappiamo cosa resterà del golf italiano e questo ci preoccupa non poco.
Un po’ come quei bilanci della Federgolf pubblicati di recente, che non tranquillizzano di certo.
In un’azienda privata non si sarebbe mai arrivati a questo punto: i vertici li avrebbero mandati a casa prima.